Le trasformazioni urbane: un futuro tra regole e attese. Una complessità che va gestita

A cura di Barbara Blasi

A Milano siamo all’avvio di grandi trasformazioni territoriali e non è più possibile procedere come se non vi fossero linee guida, indirizzi o raccomandazione a costituire vincoli e regole alle quali conviene attenersi, anzi si deve.

06blasi19FBL’accordo sul clima, negoziato per anni e finalizzato nei suoi dettagli a Parigi nel dicembre 2015, incoraggia trasformazioni profonde dei settori industriali e non (energia, trasporti edilizia, agricoltura, ecc.) con l’obiettivo di ridurre le emissioni e contenere l’aumento di temperatura.

L’UE afferma che è «necessario aumentare il tasso delle ristrutturazioni di immobili, in quanto il parco immobiliare esistente rappresenta il settore individuale con le maggiori potenzialità di risparmio energetico». Entro il 31 dicembre 2017 l’Europa dovrà garantire regimi di certificazione e di accreditamento oppure regimi equivalenti di qualificazione edilizia connessi all’energia quali definiti all’articolo 2, paragrafo 9, della direttiva 2010/31/UE.

Questi princìpi di sostenibilità e di rispetto per l’ambiente sono temi centrali e impossibili da disattendere. L’applicazione delle misure specifiche ai grandi progetti in corso sono un fatto concreto che richiede l’impegno dei cittadini e l’onestà intellettuale dei politici che li rappresentano. Sui grandi progetti – rigenerazione urbana degli ex scali ferroviari e del Quartiere di Città Studi Municipio 3 – vanno adottate queste misure. Altra grande opportunità di applicazione della sostenibilità sul territorio dovrà riguardare i massicci interventi che interesseranno le aree post Expo e sulle case popolari per la riqualificazione delle periferie urbane.

Per poter intervenire con sapienza è sostanziale spiegare compiutamente e sin d’ora – alla cittadinanza e a tutti gli attori interessati – come sia accessibile e dunque possibile avere una qualità di vita migliore operando secondo processi di sostenibilità. Questi progetti sono una grandissima opportunità e il principio di una nuova cultura di rinascimento delle competenze. Gli attori di questa grande sfida coinvolgono tutti gli abitanti del territorio di Città Metropolitana e di Regione Lombardia.

Rigenerazione, riqualificazione, sostenibilità, partecipazione – È una grande opportunità anche per creare maggior indotto e poter rendere possibili nuovi processi autorizzativi virtuosi mediante l’utilizzo di procedure burocratiche più snelle e veloci. Bisogna riportare al centro dell’attenzione la progettazione partecipata quale elemento sociale di grande valore motivazionale.

La partecipazione esprime una volontà generale che si prefigge di attuare princìpi di giustizia ed equità sociale: ovvero, il convincimento che i processi progettuali scaturiti attraverso la mobilitazione delle energie individuali e collettive porti alla creazione di ambienti e spazi (quartieri, vicinati, paesaggi) che sappiano meglio esprimere la “cultura” del luogo in tutti i suoi molteplici aspetti.

La comunicazione allargata, il dialogo e la conversazione sociale, l’ascolto e l’interpretazione positiva dei bisogni individuali e collettivi caratterizzano i nuovi modelli di pianificazione: un sistema concreto di interazione multipla.

La necessità di rilancio di esperienze di partecipazione nasce anche per: (1) inserire all’interno delle attuali procedure amministrative elementi come la negoziazione, ovvero lo scambio di informazioni tra i cittadini destinatari dei progetti e le amministrazioni locali; (2) eliminare tutti gli elementi della neutralità progettuale che, nella definizione dei processi di piano, non sono una garanzia sufficiente al fine di ottenere scelte equilibrate e rispettose delle radici culturali locali; (3) eliminare tutti quei processi di esclusione di larghe fasce della popolazione attraverso processi di sburocratizzazione e di trasparenza, contro la mancanza di rispetto degli interessi ambientali e sociali, contro le disuguaglianze di informazione e di potere.

Gli elementi che caratterizzano i processi di progettazione partecipata – La conoscenza locale nei suoi molteplici aspetti culturali ed economici rappresenta il perno dell’analisi urbana e territoriale sviluppata nei progetti di produzione sociale. Alla base del processo partecipativo c’è che i cittadini divengono soggetti attivi nella progettazione che, attraverso una conoscenza specifica dei luoghi e dei problemi, producono un sostanziale salto qualitativo.

L’ascolto critico, il continuo scambio tra i diversi soggetti del processo progettuale delinea in modo netto i reali fabbisogni, fa emergere i bisogni taciuti, esplicita i desideri inespressi. Gli abitanti sono persone complete e attive, sono produttori di territorio e di ambiente; la partecipazione è un laboratorio creativo di comunicazione efficace (dai questionari agli ipertesti, dai plastici alle campagne fotografiche, dai video al teatro di strada, dai giornali di quartiere alle feste di vicinato e così via).

I bambini possono essere protagonisti diretti delle nuove esperienze di partecipazione. Gli studi più recenti hanno messo in evidenza una specifica competenza spaziale dei bambini, di analisi e di progetto. La conoscenza dei bambini è una conoscenza “bassa”, materiale, ma può diventare conoscenza “alta” e matura. La Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia (1989) sancisce il dovere da parte degli Organi dello Stato di ascoltare, informare e coinvolgere i bambini per quanto riguarda decisioni e questioni che li riguardano.

Le donne sono portatrici di interessi specifici per la complessità e l’intreccio dei ruoli che esse svolgono nel quotidiano. Chiedono attenzione ai temi di una progettazione attenta ai bisogni della mobilità sostenibile ed efficiente, della sicurezza, del potenziamento dei servizi atti a facilitare lo svolgimento dei loro ruoli multipli.

Gli elementi strategici nei processi di partecipazione sono: (1) la condivisione del progetto da parte di tutti i soggetti coinvolti; (2) l’adattabilità nei modi e nei tempi: ogni progetto ha una propria peculiarità che produce risultati distinti; (3) la valorizzazione delle risorse locali; (4) il coinvolgimento di tutti gli attori nel processo progettuale.

Un ruolo fondamentale nel processo partecipativo è quello del facilitatore, cioè l’esperto di progettazione urbana partecipata, il cui ruolo è di mediazione e sostegno alle iniziative che vedono come protagonisti i cittadini. Non porta contenuti prestabiliti: è mediatore di un esperimento aperto a tutte le indicazioni che vengono sia dagli adulti che dai bambini; veicolante di una prospettiva (per esempio, rende partecipi gli altri dei princìpi della eco sostenibilità).

Le nuove esperienze di progettazione hanno bisogno di tecnici capaci di esplicitare il ruolo di catalizzatori, di sintesi delle richieste della cittadinanza e al contempo di essere custodi dei valori storico-ambientali. Devono anche essere formati per comprendere i bisogni futuri delle popolazioni, e di anticipare le soluzioni.

Come dare voce ai cittadini – Il Planning for Real viene utilizzato dagli anni ‘70 come un mezzo per dare “voce” alla gente, e un’idea chiara di quello di cui la comunità locale ha bisogno dai professionisti. È uno strumento molto flessibile e può essere usato per trattare numerosi temi: traffico, sicurezza, condizioni del patrimonio immobiliare residenziale per una progettazione senza barriere. Mi piace citare il Planning for Real gioco di ruolo creato e diffuso dalla Neighbourhood Initiatives Foundation. Qual è la tecnica di Planning for Real?

Utilizza un semplice modello 3D che “mostra” come un’area può essere migliorata, oppure evidenzia problemi specifici, posizionando sopra il modello delle carte con disegnate le proposte. I suggerimenti vengono poi posti in ordine di priorità e le opzioni vengono sviscerate, in modo da far emergere un quadro chiaro di cosa si deve fare per una volontà generale.

Lo scopo del gioco è quello di attivare la progettualità e l’autocoscienza locali superando le barriere psicologiche che spesso sono un impedimento, facilitando così una maggiore chiarezza nell’individuazione dei problemi, delle relative soluzioni e una migliore comunicazione tra attori sociali e politici. “Subito, Presto, Più tardi”: per consentire alla comunità di quartiere di delineare la propria strategia operativa.

Barbara Blasi è membro del Tavolo Tecnico sugli Scali ferroviari a supporto delle Commissioni Consiliari Urbanistica e Mobilità.

(Articolo pubblicato su www.arcipelagomilano.org)

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