Come saranno le imprese del settore quando questa tempesta sarà finita?

di Valentina Piuma

Gli effetti che lo shock che l’epidemia di Covid-19 ha generato nel settore del real estate e delle costruzioni, come evidenziato da diverse società di ricerca e di analisi, sul mondo degli investimenti e della produzione del settore delle costruzioni sono solo una parte dello scenario.

Come è presumibile, quando tutto questo sarà finito, sarà necessario guardare anche gli attori di questo copione: le imprese.

Imprese che sono uscite dal crollo del mercato del 2008 con le note difficoltà, si trovano in questo momento ad affrontare una nuova crisi, dovuta alla frenata del settore a causa del blocco delle attività imposto dalla situazione sanitaria e del conseguente rallentamento degli investimenti a seguito del lock-down.

L’universo delle imprese di costruzioni, fortemente ridimensionato dalla crisi del 2008, si era già configurato in realtà imprenditoriali diverse: da una parte micro-imprese prevalentemente concentrate sull’attività di ristrutturazione e dall’altra aziende maggiormente strutturate che negli anni bui della crisi del settore hanno fatto scelte ed investimenti che hanno consentito loro di reagire e di dialogare con il mondo degli investitori.

Ovviamente l’estremizzazione di questa fotografia di mercato non è totalmente esaustiva della totalità delle imprese ancora sul mercato, a cui si devono aggiungere le aziende di piccole-medie dimensioni che operano tendenzialmente come subappaltatori.

Se è vero come evidenziato dalla società di consulenza Roland Berger che tra i comparti che risentiranno meno della crisi di liquidità nel corso dell’anno c’è proprio il settore delle costruzioni è anche vero che l’impatto economico dell’epidemia sulle altre attività economiche potrebbe portare, ad uno slittamento delle attività di riqualificazione e ampliamento di uffici, di strutture produttive o di strutture ricettive.

Nel segmento della micro-riqualificazione le difficoltà economiche e l’erosione delle riserve che molte famiglie si trovano ad affrontare per effetto della chiusura delle realtà produttive potrebbe portare nel prossimo futuro ad un significativo rallentamento delle attività di micro riqualificazione che ha sostenuto il settore edile negli anni della crisi.

Il mercato potrebbe subire sostanziali cambiamenti, soprattutto nell’allocazione degli investimenti nelle diverse asset class, e l’ammontare del capitale investito non sarà sicuramente pari a quello raggiunto nel 2019.

In questo scenario, dove il livello di competizione sarà ancora più elevato e i competitor sempre più aggressivi, sarà fondamentale per le imprese di medio-grandi dimensioni ripensare il proprio ruolo nel contesto competitivo attraverso alcuni driver.

Driver che dall’inizio della crisi del 2008, vengono riproposti come mantra ma che solo in poche occasioni sono stati perseguiti: l’innovazione che consente attraverso l’industrializzazione del processo di costruzione di velocizzare i tempi di realizzazione delle opere, la gestione manageriale dell’azienda che ragioni nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi e i capitali di rischio in grado di supportare eventuali processi di crescita.

L’insieme di questi fattori sono, a mio parere, quelli che consentiranno alle imprese di garantirsi un posto in un mercato che necessariamente non avrà tempo di fermarsi a leccare le ferite ma che dovrà “correre” ancora più di prima per “recuperare” il tempo sospeso del lock down.

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