Week end AREL 2019, racconto e immagini

Quest’anno il week end AREL ha portato un nutrito gruppo di quaranta associate alla scoperta della capitale europea della cultura 2019: Matera.
Prima tappa del nostro viaggio è stata Bari. L’appuntamento che ha visto riunire i due gruppi quello arrivato da Milano e quello di Roma il castello svevo di Bari, all’ingresso dell’affascinante centro storico della città.
La fortificazione medioevale probabilmente risale al 1132. L'edificio, voluto dal re normanno Ruggero II, fu distrutto nel 1156 dagli stessi Baresi (che avevano indotto il re Guglielmo il Malo a radere al suolo l'intera città ad eccezione di alcuni luoghi di culto) e ricostruito già nel 1233, quando l'imperatore Federico II ne ordinò la riedificazione e il rafforzamento. Subite numerose trasformazioni in epoca angioina e divenuto di proprietà di Ferdinando d'Aragona, fu poi da questi donato alla famiglia ducale degli Sforza. Questi ultimi disposero l'ampliamento e l'ingentilimento della rocca che poco dopo passò nelle mani della figlia Bona, regina di Polonia, che vi morì nel 1557.
Attualmente il castello si presenta circondato dall'antico fossato, che corre lungo tre lati, ad eccezione della fascia settentrionale, un tempo bagnata dal mare; oltre il fossato c'è la cinta di difesa, di epoca aragonese, munita di grandi bastioni angolari a lancia. Al castello si accede dal lato sud, varcando il ponte sul fossato ed entrando nel cortile tra i baluardi cinquecenteschi ed il mastio svevo.
Ci siamo quindi inoltrate alla scoperta di Bari Vecchia grazie anche al dettagliato racconto della nostra guida. Il quartiere è stato così denominato dai suoi abitanti in contrapposizione alla città nuova (la cui edificazione è iniziata a partire dal 1813 sotto il regno di Gioacchino Murat.
Il centro storico, che sorge su di una piccola penisola laddove originariamente si sarebbero sviluppati i primi insediamenti preistorici rappresenta quella porzione di Bari più folcloristica, ancora legata ad antiche tradizioni: essa appare infatti depositaria di memorie e costumi che nella città moderna sempre più si è propensi ad abbandonare.
Nel nostro tour di Bari Vecchia siamo, inoltre andate alla scoperta di due dei principali edifici ecclesiastici del capoluogo pugliese: la Cattedrale di San Sabino e la Basilica di San Nicola.
La sede della 'cattedra' vescovile ha una storia un po' più recente rispetto alla Basilica di San Nicola: un edificio del XIII secolo, consacrato nel 1292: l'interno è tipicamente romanico, essendo state tolte quasi tutte le 'appendici' settecentesche, con navate slanciate grazie alla presenza dei finti matronei (l'ambiente colonnato al secondo livello). La cripta, invece, risale proprio al '700 e custodisce la tavola raffigurante la Madonna Odegitria e le reliquie di San Sabino. due tra i patroni della città. Nel piano inferiore hanno trovato posto anche i resti di Santa Colomba di Sens. Accanto alla Basilica, vi sono il Battistero e la sede della Curia che ospita anche il museo Diocesano.
La Basilica di San Nicola è  il luogo per eccellenza del Patrono di Bari sin dall'inizio della sua costruzione, nel 1089, due anni dopo l'arrivo delle ossa provenienti dalla località anatolica di Myra, portate a Bari a seguito dell'impresa di 62 marinai. Completata nel 1103 è un esempio di ecumenismo: nella cripta, infatti, è presente anche una cappella dedicata ai fedeli ortodossi proprio accanto alla tomba del Santo. L'altare maggiore è sovrastato da un raffinato ciborio del dodicesimo secolo. L'edificio è sede anche del tesoro di San Nicola e della statua che lo raffigura. L’edificio è affacciato su una piazza centrale del Borgo Antico.
Dopo una pausa pranzo alla scoperta dei tesori culinari del capoluogo pugliese siamo partite alla volta di Matera.
Prima tappa del nostro week end a Matera la nuova stazione FAL di Matera centrale, progettata dall’architetto Stefano Boeri sarà uno spazio pubblico fruibile da cittadini e viaggiatori con all’esterno una grande pensilina illuminata da luci cangianti. L’intervento si configura come una ristrutturazione edilizia con riqualificazione funzionale della stazione.  La prima fase di lavori è terminata nel mese di gennaio scorso e la stazione è sta riaperta ai viaggiatori.   
Matera è una città tra le più antiche del mondo il cui territorio custodisce testimonianze di insediamenti umani a partire dal paleolitico e senza interruzioni fino ai nostri giorni. Rappresenta una pagina straordinaria scritta dall’uomo attraverso i millenni di questa lunghissima storia.
Matera è la città dei sassi, il nucleo urbano originario, sviluppatosi a partire dalle grotte naturali scavate nella roccia e successivamente modellate in strutture sempre più complesse all’interno di due grandi anfiteatri naturali che sono il Sasso Caveoso e il Sasso Barisano.
Nel 1993 l’UNESCO ha dichiarato i Sassi di Matera Patrimonio Mondiale dell’Umanità
I Sassi di Matera sono il 6° sito in Italia in ordine cronologico, il primo nel meridione.
In occasione di questa iscrizione, per la prima volta l’UNESCO utilizza nei criteri e nelle motivazioni il concetto di Paesaggio Culturale, che in seguito verrà utilizzato per motivare l’iscrizione di altri siti nel mondo.
L’architettura irripetibile dei Sassi di Matera racconta la capacità dell’uomo di adattarsi perfettamente all’ambiente e al contesto naturale, utilizzando con maestria semplici caratteristiche come la temperatura costante degli ambienti scavati, la calcarenite stessa del banco roccioso per la costruzione delle abitazioni fuori terra e l’utilizzo dei pendii per il controllo delle acque e dei fenomeni meteorici.  

La struttura architettonica è costituita da due sistemi, quello immediatamente visibile realizzato con le stratificazioni successive di abitazioni, corti, ballatoi, palazzi, chiese, strade orti e giardini, e quello interno e invisibile a prima vista costituito da cisterne, neviere, grotte cunicoli e sistemi di controllo delle acque, sistemi essenziali per la vita e la ricchezza della comunità.
Dal punto di vista architettonico i Sassi presentano una serie incredibile di elementi che si sono stratificati nel tempo, dai complessi rupestri scavati dall’uomo, alle chiese rupestri, aree di sepoltura, che si alternano continuamente con fabbricati di tutte le diverse ere: medioevo, rinascimento, barocco fino all’epoca moderna. Il visitatore troverà in continuità grotte, ipogei, palazzotti, chiese, vicinati, scalinate, ballatoi, giardini e orti tutti incastonati l’uno nell’altro a formare un luogo unico e magico.
Il centro storico di Matera è situato su un pianoro che delimita in alto i Sassi di Matera. Anche qui la Matera mostra diversi livelli di sovrapposizione di strati urbani. Infatti, nella piazza centrale Piazza Vittorio Veneto si trovano alcune aperture che mostrano il livello originario dei luoghi, oggi chiamati ipogei, che si trovano al di sotto della stessa piazza. Gli ipogei si articolano in continuità formando una vera e propria città sommersa connessa con i Sassi. Qui si trovano delle strutture rupestri eccezionali come la grande cisterna denominata Palombaro Lungo.

Il centro storico di Matera si sviluppa con vie che collegano diverse piazze lungo un asse chiamato asse settecentesco della città perchè prese la sua fisionomia a partire dalla fine del 1600. Nel centro di Matera si susseguono una serie di importanti palazzi e chiese che hanno avuto un particolare rilievo nel corso della storia cittadina.
La cattedrale a  di Matera fu terminata  nel 1270,  ed edificata nella “civita”, il punto più alto e visibile della città ove sorse il primo nucleo abitato dei Sassi, sull’area di un monastero benedettino dedicato a S.Eustachio consacrato nel 1082, e, come si scoprì all’inizio del ’900  durante i lavori di costruzione per le fondazioni dell’adiacente  palazzo del Seminario Arcidiocesano, fu costruita su un terrapieno artificiale per innalzare ulteriormente la sua posizione.
 
L’edificio è in stile romanico pugliese e presenta un esterno ricco di elementi fortemente simbolici che richiamano la vita spirituale dell’epoca. La facciata principale è rivolta verso la vallata del Sasso Barisano e presenta, sulla porta maggiore circondata da delicate decorazioni floreali, la statua della madonna della Bruna, santa protettrice della città, mentre nelle nicchie ai lati della porta, si trovano le statue si a San Pietro e San Paolo. Nelle nicchie esterne laterali si trovano le statue dei patroni minori di Matera, Sant’Eustachio e San Teospita.
Il rosone centrale è invece formato da colonnine e piccole arcatelle e richiama un tema molto in voga all’epoca: la ruota della fortuna, il gioco della sorte. E’ sovrastato dall’Arcangelo Michele che schiaccia il drago e circondato da figure di persone che dalla foggia degli abiti sembrano rappresentare le classi sociali emergenti dell’epoca: un ricco a destra, un artigiano a sinistra, un nobile in basso.

La facciata laterale della chiesa ha due  porte monumentali: la prima è la “Porta di piazza” e presenta degli elementi decorativi molto interessanti: in alto una piccola formella ,rappresenta in bassorilievo il profeta Abramo, scelto da Dio per portare avanti la fede, e padre delle tre religioni  monoteistiche Cristianesimo, Islamismo ed Ebraismo, e suggerisce un’idea di fratellanza tra esse, messaggio probabilmente rivolto alle comunità appartenenti alle tre religioni presenti in città tra il XIII e il XIV secolo; ai due lati vediamo due monaci benedettini uno in preghiera, l’altro intento nella lettura di un libro, chiaro riferimento alle regola benedettina dell’ “Ora et labora”. Sono inoltre presenti intricati motivi vegetali a decorare la porta consueti nello stile romanico pugliese.
La porta successiva è la “Porta dei leoni” chiaramente così denominata per le due statue che la adornano, appunto due leoni accovacciati simbolicamente a guardia della fede. In alto la porta è decorata con pigne sporgenti, motivi floreali e teste di angeli o fanciulle, a simboleggiare la purezza della Chiesa e secondo alcuni storici con funzione “apotropaica” cioè di scacciare la mala sorte.
Tra le due porte una finestrella finemente decorata a intaglio richiama i motivi decorativi di quest’ultima porta: è un antico sepolcro di un giudice saraceno, come recita la scritta in latino sottostante.
Nella serata di sabato siamo andate alla scoperta di un’interessante installazione nell’affascinante Cava Paradios. La mostra, Visione Unica: Cultures of Environmental Manipulation, ha come tema principale l’antropizzazione del territorio e come medium d’elezione quello filmico. Al centro dell’installazione, una selezione di oggetti vernacolari, dieci schermi digitali e cinque proiezioni che mostrano una serie di contenuti e materiali eterogenei raccolti negli archivi lucani: fotografie, cartografie di tipo scientifico, documentari, interviste…
Il contesto in cui è stata presentata alla stampa e al pubblico la mostra è la Cava Paradiso, conosciuto anche con il nome di Parco Scultura “La Palomba”. Il Parco Scultura “La Palomba” è nato su iniziativa dell'artista Antonio Paradiso che, in una cava di tufo esaurita, ha realizzato una mostra d'arte permanente delle sue opere.
Tale operazione è stata, quindi, finalizzata a trasformare questo spazio in un parco d'arte o luogo di arte antropologica, come il suo promotore preferisce definirlo, in cui l'esposizione permanente viene periodicamente arricchita da esposizioni collettive e temporanee che coinvolgono scultori contemporanei che realizzano le loro opere durante un soggiorno nella città dei Sassi, quindi a diretto contatto con il territorio.

Le opere e il parco nel suo insieme ben si integrano nello scenario del contesto culturale-geologico in cui sono collocati.
Il Parco Scultura è collocato all’interno del Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri, sulla statale S.S. 7 Appia in località “La Palomba”, in un'area in cui sono presenti differenti cave di tufo.
Le cave costituiscono un elemento del territorio che testimonia il graduale adattamento dell'uomo all'ambiente e lo sviluppo di capacità e tecniche nell'uso dei materiali rinvenuti in natura.
La mattinata di domenica è stata invece dedicata alla visita dello sviluppo della RSA e del Senior Housing nel Borgo San Francesco, nella zona di Matera Sud.
Si tratta di un progetto di Architettura Inclusiva, un nuovo concetto di RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale) declinato nell’ambito del Borgo San Francesco a Matera.
La struttura rappresenterà un importante sostegno alle famiglie, grazie ad una nuova proposta di servizi socioassistenziali ed interventi di assistenza continuativa e “long-term care”, con un complesso integrato di interventi, procedure e attività sanitarie e socio-sanitarie erogate a soggetti anche non autosufficienti, non assistibili a domicilio all’interno di idonei “nuclei” accreditati per la specifica funzione.
“Villa Anna e Senior Co-Housing” è realizzato da Argenta Srl, azienda materana che ha nel suo “core business” l’ambizione di realizzare un intero borgo per la terza età, che possa andare incontro alle varie esigenze specifiche di questa fase della vita.
Il progetto di accoglienza e assistenza sarà attivo a partire da maggio 2019, proponendo una nuova modalità di gestione dell’anziano, anche non autosufficiente.
Altro cardine distintivo di questa nuova iniziativa assistenziale è rappresentato dalla filosofia architettonica. Nel corso dell’incontro Francesco Castria, presidente di Anziani 93, ha fornito informazioni utili rispetto alla tipologia di gestione della struttura, al personale ed all’impiego di risorse del territorio.
Questa RSA sarà concettualmente innovativa, ”aperta alla cittadinanza”, questo significa non isolare gli ospiti, che al contrario saranno inseriti nel contesto del quartiere che sta nascendo ed in cui la RSA ed il senior co-housing ne rappresentano un elemento di centralità. Promuovere l’interazione fra gli ospiti dell’RSA ed i cittadini del quartiere “Borgo San Francesco” servirà a contribuire alle relazioni, che sono fondamentali nell’invecchiamento attivo.
Dopo un’altra affascinante immersione nella cultura enogastronomica lucana, pomeriggio libero in attesa del rientro a casa.
Matera ci riporta ad un’immagine ancestrale e per certi aspetti feroce anche e soprattutto sotto il caldo sole di giugno che fa splendere la bianca pietra di MATERA.
Differenti motivi hanno spinto numerosi registi a girare i loro films nei Sassi di Matera. Nel '49 ad esempio, Carlo Lizzani realizza un documentario cercando di indagare su quel mondo contadino descritto da Carlo Levi e ne coglie le contraddizioni.
Dagli anni 60 i Sassi sono ormai completamente disabitati ed il forte senso di degrado, a seguito dell'abbandono, viene utilizzato pretestuosamente per mostrare l'arretratezza meridionale, come ne "Gli anni Ruggenti", "Il demonio", "I basilischi", "Qui comincia l'avventura", "Cristo si è fermato ad Eboli" e "Terra bruciata".
I Sassi, senza vita, sono ormai una scenografia senza un preciso tempo storico. Pasolini nel suo "Vangelo secondo Matteo" del 1964 ne consacra questo ruolo: ai Sassi viene dato un senso solo se avulsi dal presente periodo storico, e proiettati in un mondo immobile, metafisico, senza tempo.
E' il solo modo per farli vivere, altrimenti è nettissima la loro separazione dal presente, sembra dirci Pasolini. Curiosamente, una seconda volta i Sassi nell'85 diventano Gerusalemme, con King David, (Richard Gere era l'attore protagonista), ed una terza volta nel 2002 con il film "La Passione di Cristo" di Mel Gibson.
Recentemente, la città è stata anche la location per alcune commedie all’italiana e di fiction.


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