Maximo Shopping Centre a Roma: il riscatto di una trasformazione al margine

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Riparte la stagione delle visite ARELONSITE per le socie AREL, che martedì scorso in occasione del primo sopralluogo tecnico al “Maximo Shopping Centre” di via Laurentina a Roma, dopo oltre un anno di stop, tornano ad incontrarsi e confrontarsi in un nuovo tour immersivo.

A dare un caloroso benvenuto al gruppo, Silvia Statella, vicepresidente di Arel, che ricordando il costante impegno dell’associazione in questi anni con gli oltre venti siti visitati, preannuncia un calendario fitto di appuntamenti per il 2022, 3 su Roma e 3 su Milano. La parola a Laura Scrimieri, che introduce in un trait d'union perfetto i protagonisti di questo ambizioso progetto, che è molto di più di un centro commerciale.

Passaggio Laurentino -ci racconta l’Arch. Fabrizio Capolei dello studio 3C+t Capolei Cavalli Architetti Associati, responsabile del progetto urbanistico e architettonico del Maximo insieme allo studio Design International ltd- ha avuto una genesi sofferta, che affonda le sue radici negli anni 70, con lo sviluppo intensivo di un quadrante, quello a sud-est della città, eccessivamente popolato e ingabbiato da strade, ponti e torri. Una periferia isolata, che ha potuto recuperare una nuova veste solo alla fine degli anni 2000, grazie all’opera di abbattimento di queste barriere, che contrariamente alla loro funzione di “collegamento”, hanno finito per emarginare un territorio e con esso i suoi abitanti, bloccandone le connessioni con la città.

Dal 2008, la scelta di restituire al quartiere una nuova funzionalità creando un centro commerciale, ma dal 2013 al 2017, a causa delle difficoltà economiche della precedente proprietà, i lavori subiscono uno stop.
Finalmente nel 2018 si riparte con un progetto totalmente rinnovato gestito dal nuovo sviluppatore Parsec 6 SpA: gli spazi retail, complici l’avvento dell’e-commerce e di un consumatore orientato all’esperienza e non più solo acquisto, vengono ridisegnati e rimodulati attorno ad una piazza che insieme ad un nuovo municipio, è pensata per diventare il cuore pulsante del quartiere.

Poi, nonostante la battuta d’arresto a causa del Covid, a novembre 2020, quando il centro commerciale apre i suoi battenti, si rivela da subito un’operazione di successo: con i suoi 160 negozi, 65.000 mq di gla, 40 ristoranti e bar oltre a un parcheggio di 3.000 posti auto, è uno dei centri commerciali più grandi d’Italia, l’unico ad aver aperto in piena pandemia e ad aver ottenuto la certificazione Breeam (uno dei più diffusi metodi di valutazione della sostenibilità ambientale al mondo) con la qualifica di Very Good.

Al di là dell’offerta retail, prevale una forte vocazione all’entertainment: un cinema con sette sale per 550 spettatori, una palestra a marchio McFit aperta fino alle due di notte, un Joy Village con bowling, biliardi e giochi per bambini di ultima generazione ma anche un centro medico, una clinica veterinaria e una dentaria.

Un edificio a carattere urbano che si ispira al fianco di una balena, sviluppato su tre livelli con una nuova idea di spazio da percorrere, sia esso pubblico - la piazza antistante di 10mila metri quadrati – sia esso privato, in stretta sinergia con il quartiere. Un confine sfumato con l’esterno, a partire dalla luce che oltrepassa le ampie vetrate e restituisce al visitatore la dimensione del tempo, riconnettendolo con l’ambiente esterno. Anche l’uso dei colori è pensato per restituire la connessione con il luogo: solo bianchi (il richiamo è al travertino del vicino quartiere Eur), grigi e metallo. L’impressione che il visitatore ha è quella di trovarsi sotto un cielo stellato, mentre salendo al secondo piano, le vetrine dei big con i loro 32 metri di altezza verticalizzano il soffitto fino a sfondarlo, allargando la concezione dello spazio, come se ci si trovasse a passeggiare lungo il corso delle principali high street.

Elisabetta Mapelli, allora responsabile dell’ufficio tecnico e coordinatore della progettazione esecutiva e costruttiva di Parsec 6 SpA, ci riferisce le enormi le complessità da dover gestire in veste di general contractor: per riconnettere lo shopping centre con il quartiere è stato necessario prima ricollegare tra loro i 12 edifici che lo componevano.

C’è poi la socia Anna Momesso, Direttore Commerciale Retail di Spazio Futuro, la società incaricata di seguire il pilotage, ovvero l’anello di congiunzione tra il progettista e il front-shop. Si è occupata dal coordinamento alla direzione lavori per l’organizzazione degli allestimenti, fino al pro-rata (i servizi di logistica e smaltimento dei rifiuti). A Cushman la direzione del centro per conto dell’attuale proprietà.

Al termine del tour, che si conclude nella terrazza dei "I Baccanali" all’ultimo piano, si ha veramente l’impressione di essere all’interno di un luogo che fa bene al quartiere e ai suoi abitanti e che, grazie alla filosofia visionaria dei suoi progettisti, ha saputo restituire dignità, modernità e soprattutto una nuova linfa ad una porzione di territorio nata ai margini e diventata “nuovo” centro.

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